sabato 17 ottobre 2009

CI FACEVAMO LA FRANGIA LUNGA PER NON DOVERCI GUARDARE ATTORNO





e ci siamo ritrovati ai giorni nostri

così nostri che eravamo noi a mandare avanti gli orologi

tu la lancetta dei minuti

io quella delle ore

noi che vi davamo il tempo

di prendervi tutta la nostra povertà

e raccoglievamo la sfiducia del mondo nel progresso

per non fidarci dei progressi della nostra storia

proprio quando iniziavamo a sostenere perorazioni talmente convincenti

da riuscire a non mangiarci più le parole

neanche durante il sesso orale

poi sono state le parole a perdere noi

liberaci dall'inquietudine siamo stanche di urlare senza voce

tanto a noi bastava vivere di emozioni forti

annusando il profumo di plastica dei Mini Pony

e così abbiamo iniziato a fare i doppi giochi

che dopo un po' non riuscivamo a venderli neanche ai bambini

allora ci aggrappavamo alle tende di casa

lamentandoci del male di vivere

non ci interessano più neanche le cose improbabili

ancora non sappiamo quale sia lo stereotipo di uno stereotipo

qui dove siamo noi perfino i missili ci raggiungono a piedi

tra cinque anni dove andrò e tu chi sarai e chi saremo noi

qui a Venezia meno sono anonimi e più sono alcolisti

e se non fosse per i loro cuori leggeri

sembrerebbero tutte giornate pesanti

e noi comperiamo lo stesso l'amore all' Ikea per montarcelo da soli

e buttiamo le viti che avanzano

e quando i libri saranno caduti tutti ci domanderemo

che resta del serpente che ha mangiato se stesso?

E ci è caduta addosso pure la forza di gravità

mentre prenotavamo viaggi a basso costo per Londra

perchè avevamo già le ambizioni alle stelle

e piedi di piombo talmente a terra

che erano le speranze a doverci nutrire

e ci hanno nutriti così tanto

che per fortuna siamo riusciti almeno a rovinarci

vagabondi tra i vagabondi

vagavamo attraverso i giorni

come le puttane in un mondo senza marciapiedi.